ORWELL, UTOPIA E MODA DEL FUTURO

Borse d’aria, accessori origami e creature marine

marzo 2024 - MATERIE

“Reality exists in the human mind, and nowhere else.”

George Orwell

Chissà cosa avrebbe immaginato Orwell per il suo 1984 in tema di moda? Chissà se, tra oppressione estrema, controllo e manipolazione, in un futuro non troppo lontano dall’effettiva realtà in cui viviamo, lo scrittore inglese avrebbe ipotizzato borse d’aria, abiti cangianti, tecnologie blockchains e metaversi?

Il solido più leggero sul pianeta Terra. Il solido più leggero sul pianeta Terra.
Il solido più leggero sul pianeta Terra. Il solido più leggero sul pianeta Terra.

Che la moda sia un campo in continua evoluzione, costantemente influenzato da nuove idee e concetti innovativi, ce l’ha dimostrato una volta di più Coperni con la sua borsa d’aria. Segni particolari? The Air Swipe Bag, questo il suo nome, è composta al 99% di aria, è stata progettata dal professor Ioannis Michaloudis ed è realizzata con l’aerogel di silice, nanomateriale della NASA: “Il solido più leggero sul pianeta Terra”.

Design futuristico e sorprendente per un accessorio rivoluzionario, ispirato alla tecnologia e alla ricerca scientifica, la borsa d’aria è caratterizzata da linee pulite, forme geometriche e materiali innovativi che le conferiscono un aspetto unico e contemporaneo. Vietato mettere in dubbio la sua funzionalità, perché questa è una borsa a tutti gli effetti, con un lato pratico utile a trasportare gli oggetti quotidiani, ma pronto a trasformarsi in un’opera d’arte. Un’interessante fusione tra spirito pionieristico della moda, tecnologia e design The Air  Swipe Bag dimostra come l’industria della moda sia in grado di abbracciare e reinterpretare concetti provenienti da campi diversi, creando così qualcosa di nuovo e originale. Un accessorio che è diventato un caso mediatico ancor prima di essere comparso sulle passerelle della Paris Fashion Week. 

Ma The Air Swipe Bag, benché sia una delle più sorprendenti, non è certo l’unica delle sorprese eclatanti che la moda ci ha fatto nell’arco della sua vita.

Doveroso citare Elsa Schiapparelli, pioniera nell’introdurre elementi eccentrici e sperimentali nel settore, anche grazie alla sua vicinanza alle avanguardie artistiche. Schiaparelli fu infatti la prima stilista a fare proposte alternative con tessuti sintetici e materiali sperimentali: piume di gallo, pelo di scimmia, plexiglass, vetro, porcellana, cellophane. L’influenza del Futurismo e del Cubismo porta a creazioni di grande fascino: maniche ispirate alle fusoliere degli aerei, toni cromatici accesi e materiali tessili originali. Anche il Surrealismo influenzerà notevolmente il lavoro di Elsa Schiapparelli, che ne applicherà le teorie del movimento spinta da una costante ricerca verso la dimensione del meraviglioso e del sorprendente. Le creazioni della stilista vanno infatti oltre l’idea del bello, e superano il concetto di esteticamente accettabile per andare ad esplorare i confini dell’inconscio. Così le farfalle si posano sui guanti e un’aragosta finisce su un vestito di seta. E poi, grazie alla collaborazione con gli artisti più interessanti dell’epoca, ecco le spille sirena, le collane con pasticche di ceramica e i bracciali ricoperti di pelliccia. Con la stilista si apre una riflessione sulla bellezza, sull’estetica kitsch e il buon gusto.
Maxi collane a forma di granchio o di lisca di pesce, creature del mare stampate su gonne e spine che ricordano quelle dei ricci: anche nell’ultima sfilata parigina gli stilemi iconici della griffe hanno ripreso vita.

Tra i numi tutelari della sperimentazione tessile, impossibile poi non annoverare Issey Miyake, anticipatore di tendenze e inventore di nuove tecniche di lavorazione, un genio visionario, creativamente libero e puro. Per quarant’anni il lavoro del maestro giapponese è stato in costante evoluzione. A fargli eco i colleghi Rei Kawabuko e Yohji Yamamoto, che, come Miyake, tra la fine degli Anni ‘70 e ‘80 contribuirono a rivoluzionare il panorama fashion mettendo in discussione il tradizionale concetto di bellezza occidentale, prediligendo le asimmetrie, le imperfezioni, i tessuti stratificati e le forme astratte. Ma sarà soprattutto Miyake, il “sarto del vento”, come viene ricordato, a fare della ricerca tessile e dell’applicazione scientifica il suo punto forte. Unendo la tradizionale arte degli origami, vestiti e oggetti vengono piegati in piccoli rettangoli trasformandosi in abiti, gonne, pantaloni ma anche borse, zaini e accessori.

 

Issey Miyake
Elsa Schiapparelli

 

Ripensare la moda secondo modalità nuove, con il difficile compito di costruire un ponte verso il futuro, non solo in termini tecnologici, ma innescando un  processo di rinnovamento che vada oltre il semplice design di abiti e accessori. Immaginare la moda come invito ad esplorare nuove prospettive, a sfidare le convenzioni esistenti e a ipotizzare un futuro proiettato verso il cambiamento sociale e culturale. Pare essere questo il compito che si è dato Demna, che, perfettamente calato nella nostra “age of anxiety”, fa sfilare per Balenciaga modelle con maschere di lattice e completi oversize: una riflessione sul presente in cui tutto sta andando a pezzi tra pandemia, conflitti culturali, guerre, crisi climatica e inflazione. Unica speranza? La colonna sonora techno, di recente diventata patrimonio dell’Unesco. 


E tornando a Orwell, forse la sua lezione più duratura è quella che ci sprona a non accontentarci del quadro presente; ad ambire a un futuro diverso e migliore. Chissà se la moda sarà in grado di fare della cultura il suo stendardo e riscrivere regole del gioco. Non vediamo l’ora di scoprirlo.

di Francesca Russano