RIBELLATEVI! RIBELLIAMOCI!

DICEMBRE 2025 - OLFATTO

Krizia Galfo, Scalp III, olio su lino.

Un tempo il profumo era molto più di una scia che seguiva il passaggio di una persona. Era un’espressione di intimità, un sussurro, una narrazione complessa che si intrecciava con l’arte, la storia e la cultura. 

Era un segreto, una magia che si legava indissolubilmente al nostro Io, alle nostre emozioni e desideri.

Pensate a fragranze come Chanel No. 5 o Shalimar di Guerlain, icone che il tempo non scalfisce e che non solo evocavano emozioni, ma trasportavano chi le indossava in mondi lontani, inaccessibili eppure vicini.

Oggi quella magia sembra essere svanita e la profumeria moderna sembra aver perso la sua anima, arrendendosi ad una spirale di omologazione e prevedibilità. 

La sensazione che provo è quella di un déjà-vu costante dove tutto è già sentito, già visto.

Dov’è finita l’audacia? Dove sono le fragranze che osano sorprendere, emozionare, persino disturbare?

Cosa ha portato a questo declino e perché ci accontentiamo di fragranze che parlano più di conformismo che di bellezza?

Un tempo il profumo era molto più di una scia che seguiva il passaggio di una persona.
Un tempo il profumo era molto più di una scia che seguiva il passaggio di una persona.

I numeri sono chiari: nel 2023, il mercato globale della profumeria ha superato i 50 miliardi di dollari, con una crescita continua prevista nei prossimi anni.

Tutto ciò nasconde però una verità più grigia ed inquietante: la creatività è stata sacrificata sull’altare del profitto. 

L’attenzione si è spostata sulla creazione di profumi che piacciono a un pubblico vasto, evitando ogni rischio. Il risultato è un panorama dominato da formule standardizzate, progettate per essere facilmente riconoscibili, dove l’aggettivo che impera è “vendibile”.

 

Pensate agli Anni ‘90, dove fragranze come Angel di Thierry Mugler stravolsero il mercato ed i gusti delle persone, introducendo i gourmand.

Ciò che prima era innovativo, oggi è diventato un cliché.

Le piramidi olfattive, un tempo architetture complesse, sono ormai ridotte a combinazioni prevedibili di note dolci, fruttate e ambrate. 

Si cerca l’effetto immediato, la scia che urla presenza, e la profondità e la raffinatezza sono caratteristiche di secondo o terzo ordine.

I grandi classici erano un ponte tra il passato e il futuro, evocavano mondi e suggestioni che trascendevano il momento presente. 

Fragranze come Mitsouko di Guerlain o Arpège di Lanvin erano veri e propri poemi olfattivi, capaci di raccontare storie di eleganza, mistero e passione.

di Markus Villani