BALLERINE SI NASCE

Dietro il tutù leggiadria e determinazione

febbraio 2024 - Materie

"La parola chiave è armonia, anche se non sempre questa passa per l’accettazione della propria fisicità."

Christelle Cenerelli

Non capita tutti i giorni di incontrare una ballerina della Scala e tantomeno di poterci pranzare: si ha quasi l’impressione che certe donne eteree non abbiano bisogno di nutrirsi,  tanto sembrano sospese in un mondo di leggerezza e eleganza.

L’incontro con Christelle Cenerelli, ballerina del Teatro alla Scala, è una chiacchierata informale davanti a un bicchiere di vino in un’osteria milanese rumorosa e carica di piatti della tradizione. Durante il pranzo, abbiamo scoperto che dietro quella leggiadria c’è una determinazione ferrea, ma anche sofferenza, solitudine e una storia in cui il corpo diventa ossessione.

Piccolo excursus storico: la danza classica, e il balletto per come lo conosciamo oggi, nascono tra le aule dell’Académie e da qui lentamente cominciano a codificarsi, trovando poi il periodo di massimo splendore negli anni del Romanticismo. Una storia secolare che racconta come, nonostante il passare dei secoli, ancora oggi i requisiti fisici e le doti per danzare vadano sotto un elenco infinito di caratteristiche fisiche, tra cui l’elasticità, la conformazione del collo del piede, la mobilità articolare, la coordinazione e la flessibilità.  Chi vuole intraprendere la carriera professionale deve scontrarsi con la dura realtà e solo pochi riescono nell’intento, perché spesso non è facile prendere atto di come sacrifici e pazienza non bastino per compensare la mancanza di requisiti fisici. Nel classico, prima vengono le doti fisiche e la qualità del movimento, poi la tecnica e l’espressività. Un tema, quello del corpo, che a Christelle sta molto a cuore perché, ci dice, il fisico della ballerina deve essere quasi compatto, lineare. La parola chiave è armonia, anche se non sempre questa passa per l’accettazione della propria fisicità. Sono al bando tutte quelle caratteristiche proprie del genere, come il seno generoso e i glutei rotondi, che invece nei ballerini uomini vengono esaltate, laddove virilità fa rima con muscoli, spalle larghe, torace possente. 

È in quest’ottica che chiediamo a Christelle quale sia l’immagine della donna ideale che ha in mente. Troviamo Jane Birkin, la cantante e attrice che ha lanciato una sua personalissima visione di femminilità negli Anni ‘70, e che incarna l’idea della donna-bambina, fragile ma libera e sicura. Ma anche Tilda Swinton, alta e con il collo lungo, l’immagine della donna androgina per eccellenza. Ma in tutta sincerità Christelle ci confida di sperare, un giorno, di accettarsi con forme più morbide.

 

La danza, ci spiega la danzatrice, impone rigidi costumi alimentari, e in Accademia le bambine di 11/12 anni, in pieno sviluppo, venivano messe a dieta e costrette a nascondere le forme, ballando tutto il giorno con bustini e fasciature pensati per schiacciare il seno. Un’ossessione al punto che, non molto tempo fa, capitava che venisse “consigliato” di operarsi per continuare la carriera, in caso di forme troppo procaci. Proprio perché la danza classica ha sempre prediletto, in nome di un altissimo canone di eleganza, forme più longilinee e adolescenziali.

 

Eppure, proprio in quel contesto di negazione delle forme che è la danza classica, se le si chiede quale sia l’esperienza di danza che l’ha più emozionata nella sua carriera, Christelle Cenerelli non ha dubbi: è stato il balletto a seno nudo la “Bella Figura” di Jiri Kylian. Una manifestazione di competenza, qualità estetiche e capacità tecniche che però arriva a rappresentare anche l’accettazione dei limiti e l’epitome della vulnerabilità messa a nudo. Uno sguardo autentico dietro le quinte del mondo della danza, tra sfide fisiche, estetiche e psicologiche alla ricerca di perfezione e armonia: è questo il prezioso insegnamento di Christelle sul tema della donna guerriera e caparbia.

di Francesca Russano