CORPO DI CRISALIDE
CORPO DI CRISALIDE
Il modo in cui danza, movimento e tessuto trasformano il corpo: da Loïe Fuller a Rebecca Horn
APRILE 2024 - SIXTH SENSE
Estensioni e costrizioni corporali: come lei stessa le definì, “stations in a process of transformation”
Rebecca Horn
Chissà se i fortunati spettatori che, giunti a teatro per godersi la commedia Quack Medical Doctor negli Stati Uniti nel 1891, si resero conto di aver assistito a quello che fu l’inizio dell’astrazione nella danza. Certo è che Loïe Fuller, o più semplicemente, La Loïe, li aveva ammaliati, sorpresi se non addirittura scioccati con quella che fu la sua prima skirt dance, evolutasi poco dopo nella rivoluzionaria Serpentine Dance che la rese celebre in tutto il mondo.
Nelle sue esibizioni, La Loïe iniziava a muoversi, girando su sé stessa e facendo roteare, a braccia tese, le voluminose maniche della lunga tunica in seta su cui venivano proiettati fasci luminosi. Un irresistibile turbinio di stoffa all’interno del quale, come per magia, il suo corpo spariva, inghiottito e poi rigenerato, da un inarrestabile vortice smaterializzante.
Il potere del tessuto di nascondere e svelare, plasmare il corpo e astrarlo ha attraversato tutto il corso del Novecento, seducendo le avanguardie storiche. Cubisti, futuristi, dadaisti, costruttivisti usarono tutti il tessuto, combinato con i materiali più disparati, per incarnare idee e ideali che ci parlano dal passato di quella che era la loro weltanschauung, la loro visione del mondo.
In molti casi, la danza e il teatro furono i luoghi privilegiati di sperimentazione: mentre Fortunato Depero trasformava i ballerini dei suoi Balli Plastici in futuriste marionette meccaniche, Picasso vestiva quelli dei Ballet Russes di Diaghilev con vere e proprie impalcature cubiste. E Oskar Schlemmer, figura di spicco del Bauhaus di Weimar, rivoluzionava la concezione del corpo in movimento nello spazio attraverso costumi-sculture dai colori accesi, ispirati ora alle leggi spaziali, ora alle direttrici del moto ora alla struttura dello stesso corpo umano sintetizzato in essenzialità geometrica.
Il lascito di tutte queste esperienze di astrazione del corpo e del movimento umano è stato a dir poco infinito. E ha portato a ripensare e ridefinire i concetti stessi di corpo, struttura, forma, movimento, e a chiederci come noi stessi li definiamo e li percepiamo oggi. Nel teatro, nella danza, nella moda e nella performance.
Tali esperienze hanno messo le radici per sperimentazioni come, impossibile non citarle, quelle di Rebecca Horn, le cui performances partivano proprio dal corpo e dal suo movimento. Un corpo in continua metamorfosi, ancora una volta trasformato dal tessuto-struttura che gli dona ali, piumaggio, tentacoli ed estroflessioni meccaniche. Estensioni e costrizioni corporali: come lei stessa le definì, “stations in a process of transformation”.
di Elena Caslini
Fotografo: Alberto Pelayo @_caos18
Creative Director: Veronica Mazziotta
Set designer: Luigi Battaglia
Video: Chicco @_caos18
Stylist: Vita Kop @voidoidon
MUA: Ricky Morandini @w-mmanagement.com
Hair: Domenico Papa @julianwatsonagency
Modelle:
Atusa @thelabmodels
Barbara Sanchez @thelabmodels.com
Ass. fotografo: Alessandro Vergata
Ass. Set designer: Francesca Parisi
Production:
Asia Sardi @themeravigliaagency
Backstage: Alberto Galli
@lligalberto
Location:
Fonderie Napoleoniche
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