Così vulnerabili, così umani.
Così vulnerabili, così umani.
Conversazione con Emma Talbot
OTTOBRE 2025 - SGUARDI
Le opere d’arte non si toccano: è questo che ci hanno insegnato nei musei. Ed è per questo che sono stati inventati quei fastidiosi allarmi che avvertono quando ci si sta avvicinando troppo a un quadro. D’altro canto, l’arte più intimamente femminile è l’arte tessile, di cui Emma Talbot è ineguagliata rappresentante. E cos’è l’arte tessile se non l’arte per eccellenza del tatto, del tocco, del contatto? Un’arte che si occupa di allacciare un filo – tendere una mano – tra artista e pubblico. Un’arte che non si limita a emozionare, ma si insinua sottopelle.
Come esplorare visivamente temi profondi come la fragilità della vita, la perdita e la resilienza, trasmettendo al contempo bellezza e speranza attraverso il colore e la forma?
Il mio lavoro si concentra su cosa significhi essere vivi, in questo momento storico. Attraverso il disegno, la pittura, l’animazione, la scultura e l’installazione, realizzo opere che affrontano ciò che mi riguarda davvero nel momento in cui le creo. Così facendo, traccio il percorso della mia vita ma anche la storia dei nostri tempi. Mi interessa come l’esperienza umana possa essere espressa e condivisa. Raccontare la nostra esperienza sembra essere un fondamento dell’essere umano. È il modo in cui ci connettiamo e cerchiamo di comprendere, ma i significati che attribuiamo cambiano di epoca in epoca. Cerco di rappresentare il mondo interiore del pensiero e del sentimento emotivo dal mio punto di vista molto personale e, allo stesso tempo, di riflettere su come questo mondo interiore si interfacci con il contesto esterno degli eventi di questo mondo. Le nostre vite si intrecciano costantemente con la perdita e la resilienza, con la speranza e la delusione. Anche nei momenti più terribili possiamo sempre trovare attimi di bellezza. Difficile immaginare un modo per andare avanti senza nutrire speranza.
La seta gioca un ruolo centrale nelle tue opere, caratterizzate da una fusione di tecniche e materiali diversi. Cosa ti ha portato a scegliere questo materiale e quali qualità della seta ritieni significative per i temi che esplori?
La seta è molto leggera, ma anche estremamente resistente. Da migliaia di anni viene utilizzata come superficie per dipingere. Mi piacciono la leggerezza e le qualità tattili del materiale, oltre al fatto che la pittura risulta visibile da entrambi i lati. La superficie dipinta può essere appesa, tagliata e modellata, così che le opere possano essere piane su una superficie, assumere una forma o dividere lo spazio. Questa flessibilità mi permette di sperimentare come funziona l’immagine e cosa può fare l’opera. La sottigliezza della seta consente a qualcosa di grande e complesso di mantenere leggerezza, affinché il messaggio contenuto nell’opera possa risultare riflessivo, anziché pesante o monumentale.
Le tue opere sembrano avere un forte legame con la dimensione tattile. In che modo la sensazione del tatto, influenzata dalla seta e dal tuo modo di dipingere, contribuisce al coinvolgimento emotivo dello spettatore?
L’uso della tattilità nelle mie opere – la superficie dipinta della seta, il velluto dipinto e altri materiali nei lavori tridimensionali, o persino la carta fatta a mano che utilizzo per il disegno – è basato su una sensazione che voglio trasmettere, ovvero come il processo del fare possa portare con sé significato ed emozione.
di Monica Di Matteo
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