
Ovunque e da nessuna parte
OVUNQUE E DA NESSUNA PARTE
GIUGNO 2025 - PAPER ISSUE N #1

Siete arrivati fin qui sfogliando The MRV Magazine. Ebbene, ormai lo sapete, The MRV sta per The Meraviglia e la meraviglia è da sempre, per chi si riconosce nel canone letterario occidentale, associata ad Alice. Quella dei voli pindarici, che segue un coniglio nella sua tana. Una ragazzina che mangia funghi magici e prende il tè con strani individui, e segue ogni sua fantasia al punto da rischiare che le venga tagliata la testa. Una sognatrice, ovvero un’artista. Una persona creativa, che genera mondi sognando a occhi aperti: e come sa chiunque sia mai stato in balia di un sentimento simile, quello che si spalanca davanti è un vuoto abbastanza spaventoso. Almeno fino al momento in cui non si impara a governarlo. E si capisce che la riuscita non consente mai di dormire sugli allori, aprendosi invece a possibilità colte e aspettative disattese, sfavillanti successi e frustranti fallimenti.

Ognuno dei collaboratori coinvolti in questo progetto ha dato la propria chiave di lettura del concetto di fallimento. O ha applicato la riflessione a uno specifico settore in cui il fallimento si manifesta. Quello che se ne ricava è che il fallimento è ovunque e da nessuna parte, parafrasando Seneca: un’ubiquità che lo rende qualcosa di vago e indeterminato. Il che, mi pare, si adatta perfettamente a quello che in questo magazine si è voluto rappresentare. Il fallimento è un Giano bifronte, ha due facce, e molto dipende da quale si guarda. Si può leggere in chiave positiva o negativa. È suscettibile di interpretazioni, è arbitrario, è cangiante.
Come nell’illustrazione di Marianna Poggioni, in arte Memoria breve, a volte è solare e a volte lunare, può avere le spine ma essere gonfio di petali odorosi, richiuso sul passato o aperto al futuro.
Fallimento viene dal latino fallĕre cioè “ingannare”, e quindi si vede bene che la sua natura doppia è stata lì sin dal primo istante. Ma, ancora una volta, proviamo a riflettere su un’ipotesi che ci pare suggestiva: l’inganno non è per forza di cose immorale. Non ha una natura esclusivamente luciferina, ma è, piuttosto, un meccanismo di difesa. E si sa, laddove c’è la necessità di difendersi, vuol dire che ci si sente in pericolo.
Insomma, vedete bene, ogni pensiero si concatena a un altro. C’è il rischio di finire a vagare non si sa più bene dove, portando i lettori con noi. Per questo abbiamo chiesto a intellettuali, creativi, esperti, addetti ai lavori di dare una loro interpretazione del tema del fallimento e, così, aiutarci a circoscrivere il campo.
E ora che è tutto stampato “nero su bianco” possiamo ricominciare a inseguire pensieri volanti come flosculi di tarassaco.
di Enrica Murru
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