PRIMA DI SBUCCIARSI LE GINOCCHIA
PRIMA DI SBUCCIARSI LE GINOCCHIA
DICEMBRE 2025 - VISTA
Come ogni giorno sto passando troppo tempo sui social. Tempo che potrebbe essere meglio investito in altre attività più edificanti: fare sport, suonare uno strumento, ma tra qualche riga sarà chiaro perché ciò non stia avvenendo. Tutto a un tratto mi imbatto nella seguente illuminante affermazione: “Si vive meglio da perdenti”.
Credo sia vero. La prospettiva di una vittoria ormai sfumata da una parte ci procura dispiacere, dall’altra ci permette di rilassarci, ma l’avversione ad accettare il fallimento è insita nella natura umana.
Mi chiedo se l’intelligenza artificiale sia capace di sbagliare e persino di ammetterlo?
Se così fosse allora saremmo definitivamente fregati, ci rimpiazzerebbe tutti. E non perché potrebbe scrivere questo articolo al posto mio: a spianarle la strada sarebbe principalmente la sua mancanza di ego.
Fallire è umano, perseverare è diabolico.
Mi sono domandata per tutta l’infanzia perché noi bambini fossimo costretti da qualcun altro a ostinarci in ambiti in cui qualunque adulto sarebbe stato autorizzato a lasciar perdere in virtù di una drammatica assenza di talento.
Ancora oggi mi appare oscuro il motivo per cui in questo paese l’istruzione debba necessariamente passare attraverso l’utilizzo del flauto dolce. Siamo circondati da analfabeti funzionali che però ti sanno suonare “Tu scendi dalle stelle”.
Costretta dalle circostanze ho dovuto subire tre lunghi anni di “non sufficiente in pagella” e recite di Natale in cui mi autocensuravo con sapienti playback.
La mia famiglia credeva che stessi facendo del mio meglio, che mi esercitassi duramente, invece con grande pragmaticità, e – permettetemi – lungimiranza, avevo gettato la spugna non dico alla prima, ma almeno alla seconda difficoltà.
Era una scelta logica: la licenza media mi avrebbe liberata ben prima che potessi raggiungere un livello minimo di decenza, ma era ahimè lontano l’imbuto universitario e con lui quel momento in cui sei autorizzato a lasciar perdere le cose per cui non dimostri attitudine alcuna e puoi finalmente tuffarti nel sapere settoriale che pensi possa fare al caso tuo.
Un sistema a mio avviso molto sensato, che preserva la società limitando il più possibile i potenziali danni che le apporteremmo se fossimo tutti, che so, medici, ingegneri, violoncellisti della Filarmonica de La Scala.
L’ambito sportivo era decisamente più drammatico.
di Gaia Spizzichino
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