FASHION & ART CLOSER THAN EVER
FASHION & ART CLOSER THAN EVER
Riflessioni serie e meno serie, tra sfilate e mostre di moda
SETTEMBRE 2024 - SGUARDI
Sono i miei primi giorni di Fashion Week a Milano, che quest’anno sembra partire un po’ in sottotono, in un clima generale di crisi sia dal punto di vista creativo che di business. Le domande nel settore sono tante e, per lo più, rimangono senza risposta.
Poi la macchina della moda si mette in moto: Milano diventa entra in un turbinio di sfilate, presentazioni, eventi e appuntamenti in città. Riprende vita l’idea vita di sogno, da tempo sopita.
Quello che appare certo è il legame sempre più consolidato tra moda e arte, da sempre legate l’una all’altra. Mondi interconnessi, capaci di influenzarsi e creare nuovi linguaggi.
L’arte apre strade e visioni, la moda segue e amplifica i messaggi; entrambe sono portatrici di espressione culturale e sociale.
Fiorucci anticipa tutte le sfilate, fuori dal calendario ufficiale, e ritorna super atteso e onirico negli spazi della Triennale, con uno styling creativo che riprende il DNA del brand, reinterpretato dalla direttrice creativa Francesca Murri. Dopo l’annuncio del tour inglese degli Oasis, il concerto degli Smashing Pumpkins a luglio e il secondo round di Beetlejuice, la chiave su cui puntare appare sempre più la nostalgia dei millennials. Sono già pronta a recuperare le iconiche T-shirt con gli angioletti, le borsette in plastica, i jeans fluo e i miei must-have dell’estate: i sandali ragnetto!
Ma a questo punto la domanda che sorge spontanea – come diceva quello – è: saremo ancora in grado di stupirci?
Il “cortile segreto” della Fondazione Sozzani, in quello che era un edificio industriale, presenta per la prima volta il designer toscano Niccolò Pasqualetti, finalista dell’LVMH Prize, che porta in scena il mondo della tradizione sartoriale italiana. Il suo è un guardaroba che mixa con sapienza astrazione e sartoria italiana, quel gusto raffinato che include forme ampie stile Japan, riferimenti Anni ‘60 e importanti gioielli-sculture. Un concentrato raffinato e sensuale ma contemporaneo che si ha davvero voglia di indossare.
Il contesto è milanesissimo nella sua essenza più radical: vino bianco ghiacciato, fiori di carta incantevoli e tavolini in ceramica richiamano lo store di 10 Corso Como, ragazze eleganti e sinuose come giunchi ondeggiano nello spazio, mentre io ovviamente mi sento a disagio e mi domando se la modalità “mostra di moda” si riveli un’alternativa percorribile alle sfilate.
Passo da Durazzi, il brand emergente di Ilenia Durazzi e Maurizio Cattelan, che trova nell’arte contemporanea il pretesto per parlare di femminilità. Concetti di moda che vanno oltre, riferimenti all’equitazione e richiami all’arte contemporanea. Una situazione sufficientemente confortevole che fa sorgere dubbi un po’ scomodi: se nella moda tutti faticano, le sfilate sono sempre più inaccessibili, qual è per un brand emergente, il trampolino di lancio?
Corro in centro da Blazé Milano, che presenta la collezione a Palazzo Bagatti Valsecchi, nelle atmosfere piene del ‘500 lombardo, tra cortili, bassorilievi e colonne doriche. L’estate 2025 si muove tra le isole del Mediterraneo, al confine tra Europa e Oriente, tra apollineo e dionisiaco. La collezione sfila tra antiche rovine, in un’apparente nonchalance che ripone fiducia nei dettagli precisi, minimali e capaci di delineare la personalità. Blazé è la “storia-sogno” di tutte noi, quella delle tre ex-colleghe Corrada, Delfina e Sole. Ma, in effetti, non possedendo cavalli né una villa in Toscana, è più difficile avere l’ispirazione per creare un brand bello come Blazé.
Vado a trovare Giada in Montenapoleone, la collezione si ispira alla grazia del Rinascimento italiano e alla sua arte: il direttore creativo Gabriele Colangelo mi racconta che ha ampliato il il vocabolario creativo del brand guardando alla “Nascita di Venere” di Botticelli. Astrazione decorativa, studio delle forme, delicatezza e contrasti diventano delicate gocce di madreperla, petali d’argento, rose pittoriche, spille-scultura che arricchiscono il gusto architettonico. Davanti a lavorazioni artigianali così complesse mi chiedo se chi le indosserà non avrà paura di rovinarle.
È il turno di Pianegonda. Il brand di gioielli collabora con la prestigiosa Deodato Gallery per un evento che cade a pennello, “Geometric Jewellery & Contemporary Art”, un dialogo tra moda e cultura. Ed è così che nell’affascinante fusione tra design e arte, gli antichi simboli geometrici diventano preziosi gioielli da indossare. Nella boutique del brand in via Gesù va in scena la collaborazione con Jeff Koons, il cui stile neo-pop si sposa con le creazioni audaci del brand. Tra l’altro di recente il super artista americano ha caricato 125 sculture su un razzo di Musk: come dire che i primi veri insediamenti lunari li fanno gli artisti, che, se sulla Terra fanno fatica a campare, sulla Luna prosperano.
Ed è così che i primi giorni di Fashion Week si trasformano in un’esplorazione di nuove forme di espressione artistica e sartoriale, amplificando il dialogo tra moda e arte. Del resto, la moda è arte in movimento, capace di trasformare ed evolvere rispecchiando i cambiamenti di una società in costante subbuglio. E nel mio caso, è in grado di suscitare anche numerose domande.
di Francesca Russano
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