LA CONVERSIONE AL QUOTIDIANO DEL LUSSO? NOBLESSE OBLIGE
LA CONVERSIONE AL QUOTIDIANO DEL LUSSO? NOBLESSE OBLIGE
Il lusso riscopre una nuova funzionalità, tra utility dress e cargo pants
SETTEMBRE 2024 - SGUARDI
L’idea di lusso continua a trasformarsi nel corso del tempo; quello che però appare sempre più evidente è che voglia sempre più far parte dell’everyday, dell’ordinario, della vita comune che è decisamente un ossimoro. Ma tant’è. Ad ogni modo, l’idea di lusso rimane estremamente complessa da definire perché è un concetto che evolve in base alle epoche, allontanandosi pian piano dall’idea di ricchezza ed eleganza.
Cerco di risalire storicamente all’inizio di questo cambiamento di costume e trovo un articolo interessante che ricorda che durante la guerra, per la mancanza di tessuti e pelle e soprattutto di forza lavoro qualificata, l’abbigliamento dovesse essere pratico e con dettagli funzionali. Lasciando da parte i periodi bellici, le suggestioni utility, che sono l’apice della funzionalità, approdano nel lusso negli Anni ‘60, quando monsieur Yves Saint Laurent reinterpreta il caban da pescatore, offrendo il pezzo di lusso pratico per eccellenza. A seguirne l’esempio, Isabel Marant, Miu Miu e Givenchy.
In questi giorni, nel pieno delle presentazioni e delle sfilate, da Milano alla fashion week parigina, penso al mio personale concetto di funzionalità e a cosa indosserei davvero.
Max&Co presenta una speciale capsule collection in collaborazione con Lorenzo Prosocco, che propone un guardaroba moderno concepito per essere indossato e amato. Le linee sono quelle pure del minimalismo Anni ‘90 con dettagli funzionali: coulisse, tasche, elastici. Gonne a matita, minidress scamiciati, completi in coordinato in sangallo e slip dresses in jersey completano il quadro. E io già mi immagino in aeroporto con i miei appunti di viaggio, pronta per partire con una giacca boxy destinazione Berlino.
Il denim di Re-hash mi ha rapito il cuore. Il loro è un understated luxury che si concentra sul jeans con una forte estetica contemporanea, quell’equilibrio perfetto tra casual ed eleganza, tra comfort ed estetica. Lavorazioni artigianali convivono con lavaggi innovativi insieme a sporcature, sopratinture ed effetti tie-dye. Già mi vedo con i loro wide leg rosa cipria nella Vielle Ville a Nizza, con una maglietta bianca e la borsetta di paglia. I capi in jeans sono morbidissimi, dal taglio perfetto e soprattutto versatili, quel tipo di denim raro che non ti costringe quando ti siedi e che fa sempre un bell’effetto indosso. Alcuni sono in cotone misto seta per un effetto ancora più soft. Dell’incontro con lo staff conservo un’impressione di squisita cortesia e una maxi bag imbottita in denim scuro che userò per le mie fughe nel weekend.
Le scarpe di Pollini a Palazzo Donizzetti fondono un eclettico mix di stili: Rinascimento, Barocco, Liberty; un ascensore segreto in legno mi porta nello showroom. La collezione reinterpreta i codici del DNA, le linee sono essenziali e pulite, i mocassini e i sandali con le frange la fanno da padroni. Quello che viene chiamato island heel è un tacco arrotondato dalla forma triangolare che riemerge dall’archivio, poi ecco i driver loafer reinterpretati con lacci di corda intorno alla caviglia. Mi immagino a Parigi con un paio di mules di vernice lilla, le mie preferite della collezione, con gli occhiali da sole retrò, un po’ Brigitte Bardot.
Nell’universo functionality di questi giorni di Fashion Week, come posso non menzionare i parka di Prada nostalgici del Brit Pop, i riferimenti Mod di N21 e quell’aria di casual attitude da Gucci? D’altronde, l’irresistibile tentazione del lusso di entrare nella vita di tutti noi passa per l’altissima desiderabilità del quotidiano.
di Francesca Russano
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