Rendere possibile l’impossibile. Olivia Erlanger
Rendere possibile l’impossibile. Olivia Erlanger
OTTOBRE 2025 - GUSTO
Può sembrare strano associare a delle opere d’arte il senso del gusto. Strano perché siamo abituati a compartimentare le nostre sensazioni entro confini e parametri precisi e definiti. Eppure, se pensiamo all’arte come atto creativo, dovrebbe essere naturale affidarle il compito taumaturgico di ridefinire le categorie con cui semantizziamo la nostra quotidianità. Questo è precisamente ciò che fa Olivia Erlanger: ci spinge in territori inesplorati (proprio quelli in cui lei stessa si è trovata a vagare) e ci restituisce il gusto della sorpresa inaspettata.
Nel 2001, a undici anni, Olivia Erlanger ha un incidente. Scivola in un crepaccio e si rompe la schiena. Da quel momento è costretta tra il letto e gli studi dei medici, in uno dei momenti più delicati della vita, quella dell’adolescenza. Il futuro non brillava. Ma non tutto è destinato a fallire. La giovanissima Erlanger intraprende così un percorso puntellato da narrazioni, letture ed evasioni della mente. Come scrive l’artista, “essere malata ha cambiato il modo in cui navigavo nel mondo” E così inizia a leggere, a evadere dalla sua camera da letto, focalizzandosi sulla generazione di nuove realtà, di altri mondi. La mente creativa di Olivia e le letture che intraprende attivano un percorso che l’ha portata a realizzare narrazioni che prendono spunto da storie fantascientifiche, e si spingono a dare letture filosofiche della realtà. Alison Waller, con il suo concetto di “realismo fantastico” diventa una risorsa importante per le riflessioni di Erlanger, che vengono poi applicate al suo lavoro scultoreo, installativo e video, così come le teorie postulate di Lacan per sondare alcuni aspetti dell’agire umano. Il corpo fragile riprende forza e l’immaginario narrativo creato in quegli anni diventa la base formale per le prime opere di Erlanger che, con colta ironia, raccontano un presente che può essere sempre declinato su altri piani, grazie alla creazione di nuovi contesti identitari da vivere in pieno.
di Rossella Farinotti
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