COS’È L’INVENZIONE DELL’AEREO SE NON RIUSCIRE A SFRUTTARE IL VENTO?
COS'È L'INVENZIONE DELL'AEREO SE NON RIUSCIRE A SFRUTTARE IL VENTO?
L’invito al viaggio nelle immagini di Valentina Sommariva
LUGLIO 2024 - SGUARDI
“È come se ti trascinasse la corrente. Io sono come la sterna artica, eccellenza. È un uccello, un bell’uccello bianco che dal Polo Nord vola al Polo Sud e poi torna indietro.”
Bruce Chatwin, Le vie dei canti.
Viaggiare è muoversi, abbandonare i luoghi conosciuti, cercare di raggiungere una destinazione.
Ma viaggiare significa soprattutto farsi trascinare da una corrente, adattarsi a seguire una forza che non possiamo controllare. Il vento è una delle correnti più violente della terra, come l’acqua. Una forza che può costruire altissime dune e ampie vallate, muovere le correnti marine e modellare le coste, spostare i semi delle piante per creare nuove aree verdeggianti, che prima sono selvagge, poi verranno lavorate da animali, compreso l’uomo.
Il vento è l’elemento che dà forma alle cose. Come sei arrivato fin qui? Chiediamolo alla parete di edera, alla spuma del mare, al cono di Arita che si erge scuro al centro del bianco deserto di sale. Risponderanno: col vento. Anche una lettera recapitata in una cassetta postale sul ciglio di una strada, arriverà a destinazione con il vento. (Cos’è l’invenzione dell’aereo se non riuscire a sfruttare il vento?)
Trascinati dal vento intorno alla Terra cambiamo punti di vista.
Da dove guardiamo?
L’occhio di Valentina Sommariva sembra allontanarsi per mostrarci paesaggi stranianti. È un occhio divino perché vede tutto, generando stupore. Avendo eliminato del tutto l’inquadratura soggettiva, il punto di vista si eleva verso l’alto ma senza mostrarci esattamente dove. Quando scorgiamo una figura umana, questa è così lontana da sembrare rimpicciolita. Davanti al LACMA di Los Angeles si erge il Levitated Mass di Michael Holzer (2012): un enorme megalite di granito che sembra piccolo a confronto con l’architettura contemporanea. Effetto opposto: un termitaio fotografato in un deserto australiano ci sembra una scultura a misura d’uomo ritrovata in un paesaggio archeologico.
Eppure il termitaio magnetico, che si forma in assenza di inquinamento luminoso,
ha la forma di un castello, per ospitare una delle società più complesse del mondo animale.
In mancanza di un elemento che suggerisca le proporzioni, ci rendiamo conto che sulla Terra l’uomo è piccolo, immerso in fenomeni molto più ampi. Le cose prendono forma, plasmate dagli elementi, a volte protette da essi. Come l’uomo costruisce case e cassette, avvolge i caschi di banane, così l’edera avvolge una casa e il ghiaccio protegge la pietra, dandole nuova forma. Le stesse forze che fanno apparire il mare come una superficie rocciosa increspata dal vento, modellano il deserto di pietra pomice nel nord dell’Argentina come se fosse un materiale fluido.
E ancora, dove vanno quei ragazzini sperduti nella nebbia su un vulcano di terra lavica, ancora girati di schiena, mentre noi li osserviamo dall’alto? Non è questo sguardo proprio lo sguardo del vento?
Non è questo un invito al viaggio, che libera l’occhio dalle forme consuete e dalle distanze già percorse?
di Camilla Pietrabissa
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