ON THE ROAD WITH “AROUND THE WALK”

Traveling is where your feet go

LUGLIO 2024 - TALKS

Ph. © Ilaria Di Biagio

Sì, viaggiare. Vagabondare. Camminare. Essenza stessa della scoperta, della vita, dell’immaginazione, un viaggio che può anche non avere una meta precisa. Perché la destinazione non è importante, se la strada è nostra alleata.

Ce lo possono insegnare due pellegrini contemporanei, che hanno creato il collettivo Around the Walk, un laboratorio errante di indagine visuale, e hanno dato il via a chilometri e chilometri di itinerari sconosciuti, da e per l’Italia, da percorrere esclusivamente a piedi.

Pietro Vertamy e Ilaria Di Biagio si sono conosciuti on the road nel 2014 verso la Spagna. Pietro, allora, era un reporter. E partiva da Roma. Ilaria era fotografa. Una coppia vincente in fatto di travel. Entrambi raccolgono documenti, analizzano percorsi, spaccano mappe in quattro, studiano cartografie. E le donano al pubblico.

PERCEZIONE#217” proposta dal Laboratorio errante di indagine visuale – Around The Walk - Ph. © Ilaria Di Biagio

Ilaria parla di come si siano divisi i compiti, perché in realtà entrambi scattano, ma Pietro si esprime anche attraverso la scrittura. «Cerchiamo sempre assist, spunti culturali, botanici antropologici e di vario tipo e coinvolgiamo spesso altre persone.»

Pietro ci racconta di come cerchino di stare lontano dai percorsi già battuti: «Noi andiamo alla scoperta, per unire sempre la passione della fotografia e del viaggio. E da qui è nata questa idea di laboratorio di indagine visuale. Anni fa il cammino non era così di moda. Eravamo dei pionieri, ci guardavano con occhi sgranati. Abbiamo percorso 1600 Km in 59 tappe. Tutto a piedi. Mai un autobus mai un autostop. La meta era il Festival di Le Visage pour l’Image. C’erano gruppi di persone che ci aspettavano e amici che avevano fatto passaparola. Abbiamo incontrato magazine importanti internazionali che ci hanno notato. Ilaria è più solitaria, io sono più partecipativo. Il nostro non è un tour operator, però se una persona vuole unirsi può farlo. Pubblichiamo dei rendez-vous e chi vuole si fa trovare.»

Progetto IN ITINERE - La via Francigena in Toscana - Ph. © Ilaria Di Biagio

Un ricordo che vi va di condividere?

Ilaria: «La pratica del cammino permette cose incredibili; arrivare con lo zaino sudati è una garanzia di ottima accoglienza ovunque. Per esempio, in Lucania, vecchia Magna Grecia, siamo partiti insieme a due musicisti e insieme a loro abbiamo suonato in diversi paesi. A Bernalda, ad esempio, dove siamo capitati nel pieno della festa del paese, il duo è salito sul palco e si è creato un clima familiare e intimo con la comunità locale. Sembrava che fossimo insieme da settimane: durante il viaggio le energie si concentrano ed è tutto molto più profondo.»

Approfondendo il tema di cosa sia “lontano” e “vicino” Ilaria racconta di come si sia resa conto che il lontano è anche vicino e questa percezione è soggettiva, dipende molto dallo stato d’animo di una persona. Camminare con i camion che ti sfrecciano vicino è diverso che attraversare l’autostrada a bordo di quattro ruote.

L’unità di misura del viaggio è il “photo transet”. In ambito di indagine scientifica lo usano i botanici, e il transetto è una porzione di territorio che viene indagata. Può essere lineare o quadrato, i sentieri sono delle porzioni da esplorare.

Progetto Provinciale - Ph © Pietro Vertamy

Come documentate i vostri viaggi?

Ilaria: «Rispetto alla fotografia, uso il medio formato analogico e in pellicola, è quello che mi si addice di più. Poi tanto altro viene fatto in digitale.»

 

Pietro: «Abbiamo il nostro blog, una sorta di diario di bordo. E io ho pubblicato anche diversi libri. Spesso durante il viaggio capita di leggere delle poesie; è uno stimolo creativo continuo. Hai la possibilità di mostrare anche alcuni segreti a persone che non conoscono le loro stesse zone e città. La gente non conosce mai i posti dove abita. Le nostre parole chiave sono divulgare, raccontare, ricercare e restituire.»

 

Il tema della “restituzione” e interazione con il territorio è qualcosa di molto importante. Ed è questo che posiziona Around The Walk al di fuori delle dinamiche turistiche. Il turismo classico ha un atteggiamento quasi predatorio, mentre il collettivo vuole godere della bellezza, scappa, non permane, è sempre in movimento e partecipativo. E vi è sempre la questione del patrimonio da valorizzare e del piacere di portare le persone a scoprirlo. Ogni cosa si deve concludere in altro, installazioni, libri, performance, tracce che la gente può seguire a sua volta reinterpretare. Il viaggio è il viaggio in sé, a volte nella destinazione si resta anche solo due ore.

Progetto Oltretevere - Ph © Pietro Vertamy

Quali emozioni provate mentre camminate?

 

Ilaria: «Io sono molto mattiniera; il momento più bello in assoluto è l’alba. Spesso arriviamo di notte e dormiamo in un’amaca proprio per poterla vedere; è un’emozione enorme. Dopo tre giorni, iniziano le difficoltà, ma è dal quarto giorno che arriva la smania del cammino. E così riparti. Le cose si scoprono in cammino. Ultimamente mi è successo di partecipare ad una residenza artistica in un convento, il tema era il silenzio. Il mio metodo per meditare è in assoluto camminare, mi fa stare in silenzio per ore e anche se sei in salita non pensi a niente e vai avanti.»

 

Pietro sottoscrive: «C’è in me la parte giocosa del giovane esploratore, quella del boyscout, un aspetto ludico che non ha radici sportive, ma ha delle ricadute sul tuo pensiero, specie sui cammini lunghi. C’è la ricerca dell’armonia dello zen, nel ripetere lo stesso gesto, quando non puoi fare altro, provi un senso di riconoscenza (lo dico da ateo) del creato, degli animali, della pioggia, che ha un sapore universale. A me piace molto camminare di notte, quando quella paura ancestrale del buio ti prende. Bellissimo.»

“Dogana/Douane” installazione ideata e realizzata da Around the Walk - Ph © Ilaria Di Biagio

Camminare è dunque un esercizio di testa. Un momento quasi meditativo, durante il quale si può finalmente godere dello stare con noi stessi, in silenzio. Un esercizio difficile, soprattutto per chi solo non sa stare. Ma Ilaria e Pietro non smetteranno di provare a convincerci. E chissà, forse li incontreremo sul cammino, con bastone da rabdomanti e macchina fotografica al seguito.

di Alessandra Busacca