GRAND TOUR: L’INCANTO NEGLI SCATTI DI MANFREDI GIOACCHINI
GRAND TOUR: L'INCANTO NEGLI SCATTI DI MANFREDI GIOACCHINI
Il piacere dell’evasione del «viaggio in Italia»
LUGLIO 2024 - TALKS
«Travels are one of the sources of history: by the narratives of travelers the history of foreign nations is placed beside the particular history of each country»
François-René de Chateaubriand
Sono sempre stata affascinata dal concetto attualissimo di Grand Tour, quando il viaggio acquistò il valore che gli attribuiamo ancora oggi in virtù della sua intrinseca capacità di aprire le porte del sapere, della conoscenza e del piacere. Un’esperienza umana che durava mesi o anni e che era parte essenziale dell’educazione dei giovani di buona famiglia. Se ci pensiamo adesso, non possiamo far altro che meravigliarci dell’avanguardia dei tempi passati.
A partire dal XVIII secolo, con il Grand Tour nasce a tutti gli effetti il turismo, e, con esso, i diari di viaggio che fornivano informazioni sui luoghi visitati e sui popoli che li abitavano.
I primi turisti me li immagino così: giovani aristocratici europei, ma anche scrittori, poeti, drammaturghi dallo sguardo nostalgico come Ugo Foscolo, avventurieri come Byron, flebili come Keats, tutti estremamente affascinanti. Persi in contemplazione di rovine, cime, burroni e torrenti; animi romantici in lunghi cappotti aderenti, fazzoletti e panciotti. Le destinazioni del percorso di formazione? Firenze, Venezia, Roma, Napoli, ma anche le seduzioni di una città misteriosa come quella che allora era Costantinopoli e Atene, alla scoperta della cultura ellenica e delle radici occidentali.
Manfredi Gioacchini, nel suo Grand Tour fotografico in uscita a ottobre, ci insegna a guardare il nostro Paese con un occhio nuovo e meravigliato; la stessa sensazione che doveva pervadere i giovani nordici a cavallo tra ‘700 e ‘800. Il Grand Tour di Manfredi è una moderna collezione fotografica di tutto il bello italiano, a partire dai libri di Goethe e Stendhal. In una rapida chiacchierata chiedo quanto sia ancora attuale il concetto di Grand Tour, e la risposta va diretta al punto e rimette in luce la caratteristica intrinseca di formazione: «Il Grand Tour è una tappa obbligata nella vita di ogni individuo che abbia la voglia di evolversi culturalmente». Chiedo con curiosità quali sarebbero le mete da considerare imprescindibili in un Grand Tour moderno. «L’Italia è da studiare da cima a fondo, o per quanto possibile, le città come Roma, Venezia, Firenze, Napoli con estrema attenzione, ma anche luoghi come Mantova, Urbino, Ravenna, le ville venete di Palladio, la Sicilia tutta». Ho già voglia di partire.
Studiare, questo è un verbo che mi piace molto, perché nella mia concezione di viaggio si impara costantemente dalle città, dalle persone, dalle idee di mondo che ci differenziano, dal modo di pensare, di vestire e di mangiare. Manfredi continua: «Non c’è niente di più moderno e contemporaneo che ricercare il Rinascimento, cioè lo studio del classico, e noi italiani in questo siamo imbattibili».
E poi c’è il legame con Roma, città natale del fotografo, che l’ha immerso nel bello fin dall’infanzia: «Sono cresciuto giocando di fronte alla Galleria Borghese, sbirciando dalla finestra ‘La Sala degli Imperatori’ con il capolavoro di Gian Lorenzo Bernini, il ‘Ratto di Proserpina’, e facendo lunghe passeggiate serali ai Fori Romani. Roma è un’esperienza!».
Indago un po’ di più chiedendo l’origine di un progetto ambizioso come quello del Grand Tour e scopro che la prima scintilla d’ispirazione è nata «quando circa dieci anni fa presi per la prima volta in mano il ‘Viaggio in Italia’ di Goethe. In quel periodo vivevo negli Stati Uniti e tornavo in Italia soltanto durante l’estate, ma tra il 2019 e il 2020, poco dopo il mio viaggio in Antartide, decisi che poteva essere un buon momento per far partire il progetto».
Quelle di Manfredi sono esplorazioni di bellezza in tutte le sue forme – artistica, naturale, umana – che offrono ispirazione, spunti di riflessione e una nuova prospettiva sulla vita e sul mondo che ci circonda. Una celebrazione visiva della cultura che, in tempi apparentemente aridi come questi, fa riflettere sul senso del viaggio, del racconto e della scoperta. Per romantici viaggiatori moderni, per chi parte e scopre luoghi per diletto e non per dovere, per chi ancora scrive diari di viaggio.
di Francesca Russano
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