
INVECCHIARE COME PRIVILEGIO
INVECCHIARE COME PRIVILEGIO
La storia degli animali fotografati da Isa Leshko
OTTOBRE 2024 - SGUARDI

Quando pensiamo agli animali, nella maggior parte dei casi, il primo sguardo va a quelli domestici, che ci sono vicini, che amiamo viziare e che ci accompagnano per una parte più o meno lunga della nostra vita. Rimangono al nostro fianco per anni creando un legame spesso forte e indissolubile. Gli animali domestici, tuttavia, che raggiungono un’età avanzata, sono solo un piccolo numero tra gli animali che sono stati addomesticati. Gli animali da fattoria, ad esempio, vengono solitamente macellati prima del loro primo compleanno. Spesso non teniamo conto del fatto che le immagini che vediamo e alle quali associamo gli animali comuni, come mucche, polli, maiali e simili, sono di animali giovani, anzi giovanissimi.
E quindi: Cosa vedremmo se gli fosse permesso di invecchiare?
La fotografa Isa Leshko ce lo mostra con il suo lavoro, una raccolta di ritratti che osserviamo nel libro “Allow to grow”, pubblicato dalla University Press of Chicago, al quale ha terminato di lavorare durante una residenza artistica presso la Fondazione Bogliasco di Genova.
La prima cosa che mi ha colpito del tuo libro è l’unicità di ogni animale. È come se, grazie al tuo obiettivo, ognuno di questi animali domestici o da fattoria si rivolgesse a chi guarda con la propria personalità.
Sfogliando le pagine di “Allowed to Grow Old” vengono fuori tratti caratteriali che non avevo mai osservato negli animali che ho incontrato nella mia vita. In alcuni ho trovato caratteristiche quasi umane che accomunano l’età avanzata dell’uomo alla loro. Stanchezza, una certa indolenza, ma anche tranquillità, staticità e pace.
Qual è stata la spinta che ti ha portato a scattare questi ritratti? Come hai capito come
approcciare questi animali anziani?
Uno dei miei obiettivi per questo progetto era quello di allontanare la percezione, errata ma comune, che gli animali da fattoria siano bestie stupide. Durante le mie prime visite ai santuari agricoli, mi sono subito resa conto che non sono poi così diversi da cani e gatti con cui condividiamo la nostra vita, ma sono esseri pensanti e sensibili con personalità distinte. Per questo ho scelto il mezzo del ritratto per avvicinarmi a loro. Fotografare un maiale, infatti, non poteva risultare esaurirsi nel creare una bella immagine, ma doveva essere il ritratto di un maiale specifico, come Violet, che appare sulla copertina del libro.


La maggior parte degli animali che ho fotografato ha subito traumi orribili prima di essere salvata. Molti erano comprensivamente diffidenti nei confronti degli estranei, per questo una fase fondamentale è stata guadagnare la loro fiducia, prima ancora di iniziare a fotografarli. Era essenziale che gli animali fossero il più rilassati possibile per far emergere la loro vera personalità.
Spesso passavo ore sdraiata a terra accanto a un animale prima di creare una singola immagine. Questo ha permesso all’animale di acclimatarsi alla mia presenza e mi ha permesso di conoscerne anche la personalità. Non li ho mai messi in posa, ma li ho seguiti ovunque volessero andare, ho ridotto la mia attrezzatura al minimo indispensabile in modo che non fosse una minaccia per loro e non ho usato l’illuminazione artificiale. Quando infatti ho provato a usare i riflettori, ho notato che erano fonte di disturbo per molti animali, e che le capre, ad esempio, volevano sgranocchiarli!
Ho trascorso diversi giorni con ogni animale che ho fotografato, spesso tornando a casa con poche immagini utilizzabili da ogni viaggio. È stato un processo lento e scrupoloso, ma estremamente gratificante.


Una caratteristica che attribuiamo culturalmente all’età avanzata è la saggezza. In molte storie, come nella mitologia e nell’immaginario collettivo, vecchio è sinonimo di saggio. La persona che grazie alla sua età ha accumulato esperienza sa, o almeno si crede di sapere sempre cosa è meglio fare. Nel caso degli uomini sappiamo che questo non è sempre vero, cosa hai riscontrato con gli animali durante la tua esperienza?
Una cosa che ho trovato bella è il modo in cui gli animali più anziani provano ancora piacere e gioia in cose semplici come sonnecchiare al sole caldo, bere acqua fresca, mangiare un bocconcino gustoso e trascorrere il pomeriggio con un amico. Non si preoccupano del loro futuro o di quanto tempo gli rimane. Assaporano invece il loro regalo il più possibile.


Questo tuo lavoro di ricerca artistica si è intrecciato con alcune tue vicende familiari personali, nello specifico con una malattia degenerativa di tua madre con la quale hai dovuto convivere per molti anni. Puoi dirci in che modo questo lavoro ti ha aiutato emotivamente e quali riflessioni ha suscitato riguardo all’affrontare gli anni che passano per noi e per le persone che ci circondano?
Ho iniziato a fotografare animali anziani per affrontare la mia paura di invecchiare. Sia mia madre che mia nonna, infatti, avevano il morbo di Alzheimer e ho avuto paura di svilupparlo a mia volta negli ultimi anni.
L’incontro con gli animali anziani della fattoria mi ha ricordato che la vecchiaia è un lusso e non una maledizione. Gli animali nei miei ritratti sono incredibilmente fortunati ad aver raggiunto la vecchiaia. Ogni anno circa 90 miliardi di animali terrestri vengono allevati in tutto il mondo e la maggior parte viene macellata da neonati, prima ancora che abbiano sei mesi. È a dir poco un miracolo essere in presenza di un animale da fattoria che ha raggiunto la vecchiaia.
Considero questi ritratti come testimonianze di sopravvivenza e resistenza. Spero che ispirino una riflessione su ciò che si perde quando questi animali vengono macellati in gioventù.
Non credo che smetterò mai di avere paura del mio futuro. Ma spero di affrontare il mio eventuale declino con lo stesso stoicismo e la stessa grazia che gli animali in queste fotografie hanno mostrato.
Nel corso degli anni hai visitato molti Santuari Agricoli. Da dove vengono gli animali che
rimangono a vivere la loro vecchiaia?
Gli animali in questi santuari provengono da una varietà di situazioni. Alcuni vengono trovati a vagare per le strade dopo essere fuggiti dai camion in viaggio verso i macelli. Altri vengono salvati da accaparratori o macellai da cortile che sono andati fuori controllo. Molti vengono abbandonati durante le calamità naturali o quando gli agricoltori non possono più permettersi di dar loro da mangiare. In rare occasioni, gli animali sono amati animali domestici i cui umani non possono più prendersi cura di loro. La maggior parte degli animali, però, proviene da situazioni terribili. Tendono ad arrivare ai santuari gravemente malati e richiedono cure veterinarie approfondite. Alcuni non sopravvivono, ma a quelli che ce la fanno viene data una casa per il resto della loro vita.


C’è una storia particolare di questi animali che senti più tua?
Per me era importante non proiettare il mio bagaglio emotivo sugli animali che fotografavo, volevo che le mie immagini riguardassero gli animali stessi, ed è per questo che mi sono avvicinata a loro attraverso i ritratti.
Detto questo, penso di essere stata in grado di entrare intuitivamente in empatia con gli animali più anziani perché ho sofferto di un dolore cronico per la maggior parte della mia vita a causa dell’artrite reumatoide giovanile e di altre condizioni autoimmuni che hanno impattato sulla mia mobilità. Così, quando ho visto un animale muoversi lentamente perché aveva le articolazioni rigide, sapevo come si sentiva e allo stesso tempo, proprio per la mia esperienza vissuta, non ho mai guardato gli animali con pietà, ma ho invece riconosciuto in loro forza e resistenza.
Devo anche aggiungere che queste immagini sono state emotivamente difficili da creare per me. Ho pianto mentre fotografavo gli animali per questo libro, in particolare dopo aver appreso degli orribili traumi subiti prima di essere salvati.
A volte un animale mi ricordava mia madre, il che era ulteriormente doloroso. Nella mia introduzione, descrivo l’incontro con un tacchino cieco che assomigliava a mia madre dopo che era diventata catatonica: “Ho adottato l’abitudine di liberare la mente prima di incontrare un animale. Mi ha aiutato a mantenere la calma. […] Eppure, a volte i ricordi di mia madre affioravano mentre lavoravo. Uno degli animali che ho incontrato per questo progetto era un tacchino cieco di nome Gandalf che viveva al Pasado’s Safe Haven a Sultan, Washington. Poiché era cieco, i suoi occhi sembravano vuoti. Era una giornata insolitamente afosa quando lo incontrai per la prima volta. […] Il suo sguardo vuoto, unito alla sua bocca spalancata, mi trasportarono al capezzale di mia madre durante i suoi ultimi mesi, quando era catatonica. Sono fuggita dal recinto di Gandalf in lacrime dopo aver trascorso pochi istanti con lui. Ci vollero ancora alcune visite prima che riuscissi finalmente a vedere Gandalf e non mia madre, quando lo guardai attraverso il mirino. Sono rimasta colpita dalla natura gentile e dignitosa dell’uccello e mi sono concentrata su queste caratteristiche mentre lo fotografavo”.

Tutte le immagini sono tratte dal libro “Allowed to Grow Old: Portraits of Elderly Animals from Sanctuaries” (Chicago University Press, 2019) di Isa Leskho

di Valeria Ribaldi
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