AL QUEER NON SI COMANDA

Tremate, tremate, le streghe son tornate

MAGGIO 2024 - SGUARDI

Immagini ©Gabriel Alejandro

"La queerness è innanzitutto la scelta di abitare sulla soglia delle identità […] è una scelta radicale di transizione permanente, attraverso la quale chiunque può decidere di non confinare Sé e chi ama (non solo chi desidera sessualmente) in alcuna definizione finale, nemmeno quelle della comunità LGBTQIA+ a cui pure magari appartiene.”

Benché da secoli la società patriarcale conferisca agli uomini un ruolo di assoluto predominio, i loro privilegi cominciano a essere messi in discussione dalla progressiva emancipazione femminile e dalle rivendicazioni dell’ampia e variegata comunità queer.

 

Questa riformulazione dei rapporti di potere sta facendo vacillare persino il binarismo di genere, uno dei pilastri fondamentali del patriarcato: la gender archaeology è arrivata, infatti, a dimostrare l’esistenza di persone fluide anche nelle civiltà più antiche, sottolineando quanto persino la catalogazione dei reperti nel corso dei secoli abbia risentito dei pregiudizi sessisti dei ricercatori.

 

Eppure, questo modello di mascolinità egemone è ancora oggi in gran parte considerato l’unico possibile, e per questo i suoi atteggiamenti denigratori e prevaricanti continuano a essere tollerati, o addirittura legittimati, incluse le più pericolose derive misogine, omofobe e transfobiche.

 

Ha scatenato, infatti, violente polemiche e pesantissimi insulti la recente notizia che a portare la fiamma olimpica al suo arrivo a Parigi, il prossimo 14 luglio, sarà la drag queen francese Minima Gesté. Una scelta impensabile fino a pochi anni fa, ma coraggiosa e significativa, poiché la fiamma è da sempre un simbolo di pace, umanità e uguaglianza, e le drag queen svolgono un ruolo cruciale nel lungo e accidentato percorso di riconoscimento dei diritti della comunità LGTBQIA+. 

DRAG = Dressed Resembling A Girl DRAG = Dressed Resembling A Girl
DRAG = Dressed Resembling A Girl DRAG = Dressed Resembling A Girl

La loro storia risalirebbe addirittura alla seconda metà dell’Ottocento, quando in Inghilterra fu per la prima volta usato il termine, composto da drag – acronimo di Dressed Resemblig A Girl, ossia vestito come una ragazza – e queen, che sta per quean o qwene, che al tempo era sinonimo di donna promiscua o persona omosessuale.

Nel frattempo oltreoceano, nei sobborghi di New York e di Washington D.C., si diffondevano i primi drag ball, chiassose feste danzanti clandestine che radunavano gli esponenti neri e latinoamericani della nascente comunità LGBTQIA+. 

Immagini ©Gabriel Alejandro
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Veniva da qui la prima drag queen di cui si hanno notizie certe e che rivendicò per sé questo appellativo: William Dorsey Swann, un afroamericano nato nel Maryland in condizioni di schiavitù nel 1858. Trasferitosi a Washington D.C. per lavorare come cameriere, Swann cominciò a organizzare in casa delle gare di cakewalk, un ballo molto diffuso tra gli schiavi, che parodiava i ricevimenti dei bianchi.

 

Sappiamo della sua esistenza grazie a un trafiletto pubblicato nel 1888 sul The Washington Post, che riportava la notizia di un’irruzione della polizia in casa di Swann, sorpreso in compagnia di sei uomini neri tra piume di struzzo ed eleganti abiti di seta. 

Dopo aver scontato circa un terzo della sua pena, Swann presentò una petizione al presidente degli Stati Uniti. La grazia fu, però, rifiutata e la sua storia derubricata a banale faccenda di immoralità e prostituzione omosessuale. 

Eppure, Swann fu a tutti gli effetti l’attivista che per primo difese il diritto della comunità queer a riunirsi liberamente e trasgredire le rigide norme sociali dell’epoca consentendo, inoltre, a chi come lui era nato in condizioni di schiavitù di esprimersi senza freni, al di là delle pruriginose implicazioni sessuali.

 

Immagini ©Gabriel Alejandro
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Poiché, come scrive Murgia, la queerness è innanzitutto “la scelta di abitare sulla soglia delle identità […] è una scelta radicale di transizione permanente, attraverso la quale chiunque può decidere di non confinare Sé e chi ama (non solo chi desidera sessualmente) in alcuna definizione finale, nemmeno quelle della comunità LGBTQIA+ a cui pure magari appartiene”*.




* Michela Murgia, “Dare la vita”, Rizzoli, Milano, gennaio 2024, cit.pag.29.



di Federica Araco

Brand: Calvin Klein @calvinklein

Total Look: Calvin Klein @calvinklein

Fotografo: Gabriel Alejandro @at.gavi

Creative Director & Fashion Editor: Veronica Mazziotta @veronicamazziotta

Photo Editor: Valeria Ribaldi @ribovale

Video: @chiccojiang

Stylist: Veronica Mazziotta @veronicamazziotta

Modelli: @michelecazzanigalab @Its_lillylove

Producer: Asia Sardi @asiasardi